Secondo un'analisi dell'agenzia Frost & Sullivan, l'Italia è uno dei mercati più promettenti in Europa per la vendita di auto elettriche, assieme a Regno Unito, Paesi Scandinavi, Francia e Spagna. Si prevede che entro il 2015, in Europa circoleranno più di 250 mila auto elettriche.
Le scarse riserve di combustibili fossili e l'aumento dei livelli di emissione dei gas serra sono alla base della crescente commercializzazione delle auto elettriche. E l'industria dell'auto non ha altra scelta che far parte del nuovo mercato dell'auto elettrica. Nuove forme di finanziamento e l'introduzione della batteria al litio daranno un'ulteriore spinta a questo mercato e si assisterà a un cambiamento che rivoluzionerà l'industria automobilistica.
Uno dei cambiamenti potenziali sarà nell'area del leasing delle batterie per auto; un mercato che sarà inizialmente propiziato dall'introduzione dei nuovi veicoli e poi promosso dai produttori e dai manufatturieri.
Oltre alle possibili opportunità create dal leasing delle batterie per auto, il mercato dell'auto elettrica sarà influenzato dalle politiche comunitarie e statali di supporto che attraverso, leggi, incentivi e rimborsi aiuteranno i produttori d'auto nella commercializzazione a prezzi competitivi. l'interesse nei confronti del leasing e il valore aggiunto che i consumatori riceveranno da questi nuovi modelli di commercializzazione avranno un ruolo decisivo nello sviluppo di questo mercato. Lo sviluppo tecnologico delle batterie sarà importante in egual misura.
La maggiore autonomia di viaggio sarà un fattore determinante nel successo di questi veicoli. Una batteria con una autonomia di 150 km sarà appropriata alla popolazione urbana, mentre una batteria con una autonomia di almeno 230 km consentirà l'utilizzo di questi veicoli anche a coloro che abitano in aree rurali espandendo quindi la base di mercato fino ad oltre 3 milioni di potenziali acquirenti.
Il mercato sarà inoltre influenzato dagli schemi di congestion charging che prevedono una serie di tariffe giornaliere a carico degli automobilisti. A Londra questa iniziativa è stata già messa a punto con tariffe comprese tra le 8 e le 20 sterline (10 e 25 euro circa).
Le proiezioni iniziali suggeriscono, dunque, che più di 250,000 veicoli elettrici saranno acquistati entro il 2015. Fino al 2012 i produttori di auto elettriche si occuperanno dei mercati più promettenti in città come Londra, Stoccolma, Oslo e Roma. Inizialmente il Regno Unito, i Paesi Scandinavi, l'Italia, la Francia e la Spagna costituiranno il 93% del mercato delle vendite in Europa. Il mercato subirà una espansione considerevole al di là di questi mercati una volta che i produttori avranno migliorato la sicurezza e la gamma dei veicoli in offerta.
I produttori d'auto e le società operanti in questi mercati adotteranno una serie di modelli finanziari mirati alla crescita delle vendite. Ci si aspetta che il leasing sarà il piano finanziario più popolare e che costituirà il 75% delle vendite entro il 2015. Allo stesso tempo, i grandi produttori intaccheranno il 76% di quota di mercato conseguita dalle piccole case automobilistiche.
giovedì 31 luglio 2008
250 mila auto elettriche entro il 2015 in Europa
sabato 26 luglio 2008
Media Converter
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giovedì 17 luglio 2008
Dieci alternative al nucleare
Si possono risparmiare miliardi di chilowattora semplicemente migliorando l'efficienza energetica.
E' quanto sostiene il Kyoto Club, organizzazione non profit costituita da oltre 200 tra imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali che vogliono raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, attraverso iniziative di sensibilizzazione, informazione e formazione nei campi dell’efficienza energetica, dell’utilizzo delle rinnovabili e della mobilità sostenibile.
Il Kyoto Club ritiene che la scelta del Governo di riportare il nucleare in Italia sia profondamente sbagliata per motivi tecnologici, organizzativi e soprattutto economici.
L’opzione nucleare nel nostro paese richiederebbe un massiccio impiego di risorse pubbliche che avrebbe l’immediato effetto di distogliere per i prossimi anni ingenti investimenti dal settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Rinnovabili ed efficienza energetica rispondono a criteri di maggiore convenienza economica, ambientale e consentono di ottenere risultati significativi in tempi rapidi. L’attuale nucleare è una tecnologia obsoleta e senza futuro. Dopo oltre 50 anni non ha ancora risolto i problemi di sicurezza intrinseca delle centrali e dello stoccaggio delle scorie e dovrà affrontare il prossimo esaurimento delle risorse di uranio.
Da un punto di vista economico viene citato uno studio del 2006 di Amory Lovins del RMI che evidenzia come “nel contesto statunitense per ogni centesimo di dollaro speso per 1 kWh nucleare si potrebbero acquistare 1,2-1,7 kWh eolici o si potrebbe risparmiare fino a 10 kWh grazie ad interventi di efficienza energetica”.
“Oggi sono pronte una pluralità di soluzioni tecnologiche alternative alla costruzioni di nuove centrali nucleari - spiega Mario Gamberale, direttore operativo dell’associazione - e nel corso delle prossime settimane informeremo i cittadini, le imprese e i decisori pubblici su come sfruttare la ‘risorsa efficienza energetica’ attingendo da tantissimi potenziali ‘serbatoi o riserve’ ancora pressoché inesplorati che, insieme, potrebbero consentire in circa 5-6 anni (meno della metà del tempo necessario per la costruzione di un reattore) di “evitare” la generazione di decine di miliardi di chilowattora.
L’illuminazione pubblica è uno di questi settori. Si è stimato che l’illuminazione pubblica italiana ha un consumo elettrico di circa 6,5 TWh all’anno.
Un normale lampione stradale spreca energia elettrica perché è generalmente costituito da tecnologie obsolete:
- Non utilizza apparecchi ad alta efficienza: impiega lampade a bassa efficienza energetica (vapori di mercurio, vapori di sodio, ioduri metallici);
- Non utilizza sistemi di controllo: utilizza lampade senza elettroniche di controllo come i riduttori del flusso luminoso;
- Non utilizza armature adeguate: utilizza armature che irradiano la luce in tutte le direzioni perdendo in efficienza luminosa sul piano stradale e determinando inquinamento luminoso;
Utilizzare, in alternativa, un lampione a LED determina invece una riduzione dei consumi fino al 70% rispetto ai lampioni tradizionali. I LED ormai sono una tecnologia matura, di notevole affidabilità nel tempo, con una durata commerciale 10 volte superiore a quella dei lampioni convenzionali, lavora a bassa tensione e, producendo un flusso luminoso unidirezionale, riduce l’inquinamento luminoso, i consumi, le emissioni inquinanti associate e la potenza impegnata.
Il costo di investimento della lampada si ammortizza in circa un anno e mezzo.
Un esempio concreto esiste già. Il piccolo comune di Torraca, 1200 abitanti in provincia di Salerno, ha sostituito nel 2007 tutti i lampioni con modelli a LED. Nei primi 6 mesi di funzionamento della nuova rete di illuminazione pubblica, nonostante i lampioni siano addirittura aumentati, il contatore ha registrato una riduzione del consumo di oltre 115.000 kWh corrispondenti a un risparmio di oltre 20.000 euro, con una potenza impegnata che è passata da 42 a 17 kW.
Se tutte le reti di illuminazione pubblica venissero convertite con lampioni a led si otterrebbero i seguenti vantaggi:
- Un risparmio di energia elettrica di circa 4 miliardi di kWh corrispondente allo spegnimento o non accensione di una centrale nucleare di piccola taglia pari ad una potenza di circa 570 MW, cioè grande più del doppio della ex centrale di Trino Vercellese;
- Lo sviluppo e potenziamento di un’industria italiana (ad esempio, i lampioni di Torraca impiegano LED di produzione americana ma l’armatura, l’elettronica e il brevetto sono italiani)
- La creazione di posti di lavoro diretti e dell’indotto per circa 3.500 addetti.
E questa è solo una delle dieci di azioni che potrebbero essere intraprese a livello nazionale per rendere superflua l’energia nucleare.
Fonte: Ufficio stampa Kyoto Club
martedì 15 luglio 2008
Valore terapeutico del blogging
Oltre ad essere un modo per ridurre lo stress, la scrittura espressiva migliorerebbe anche la memoria, il sonno, l'attività delle cellule immunitarie nei malati di aids, e accorcierebbe i tempi di guarigione dopo un intervento chirurgico: questi sono i risultati di recenti studi secondo un articolo di Scientific American.
Uno studio pubblicato sul numero di febbraio della rivista Oncologist riporta che i malati di cancro che si dedicano al blogging si sentono meglio rispetto a quelli che non lo fanno.
Secondo Alice Flaherty, un neuroscienziato dell'università di Harvard, il blogging potrebbe essere una sorta di placebo: lamentarsi di qualcosa o protestare produrrebbe l'effetto placebo di sentirsi soddisfatti. Bloggare su esperienze stressanti, potrebbe portare un risultato simile.
Secondo altri il blogging potrebbe innescare la produzione di dopamina analogamente ad altri stimolanti come la musica, la corsa, il godimento di opere d'arte.
Per questi motivi si sta pensando di utilizzare blogging e programmi di scrittura come ausilio nella cura delle malattie tumorali.
L’atto di scrivere attiva una serie di reazioni neurologiche che sono perlopiù ancora sconosciute nei loro meccanismi. Il blogging può dare spazio all’espressione della propria interiorità e migliorare il benessere psicosomatico, in particolare in quelle condizioni di sofferenza che coinvolgono l’intera persona.
sabato 12 luglio 2008
Osservatorio spaziale online
Slooh è un osservatorio online che dà accesso ad alcuni telescopi robotizzati in varie parti del mondo (Canarie, Cile e Australia).
Con un computer e una connessione internet è possibile osservare cosa sta succedendo nello spazio. Ogni osservatorio contiene due telescopi che permettono opzioni diverse: uno ad ampio raggio e uno ad alto ingrandimento.
E' possibile scattare facilmente fotografie per creare album fotografici dei propri viaggi: le due cupole di Monte Teide (Canarie) hanno già fornito più di 250.000 immagini ai membri di Slooh.
Ci sono due livelli di iscrizione: Explorer ($14.95) o Commander ($49.95)
www.slooh.com/
sabato 5 luglio 2008
Biocombustibili in retromarcia?
Sono stati redatti nuovi studi, in favore di una revisione dei programmi governativi sui cambiamenti climatici, che tentano di mettere in evidenza il contributo dei biocombustibili alla crisi del cibo.
Secondo un gruppo di esperti presieduto da Ed Gallagher, presidente dell'Agenzia per i combustibili rinnovabili, sono necessari maggiori studi per calcolare l'impatto dei biocombustibili sull'utilizzo dei terreni e sulla produzione di cibo, prima di porre degli obiettivi per il loro impiego nel campo dei trasporti. Attualmente tali obiettivi prevedono che benzina e diesel debbano contenere il 10% di biocombustibili entro il 2020 nell'Unione Europea. Il rapporto Gallagher propone che tali valori vengano riconsiderati.
Secondo un rapporto confidenziale di Banca Mondiale, ottenuto da The Guardian, i biocombustibili hanno contributo alla crescita dei prezzi del cibo per il 75%.
I prezzi esaminati da tale studio (redatto dall'economista Don Mitchell) sono cresciuti del 140% dal 2002 al febbraio 2008: questa crescita è stata causata dalll'aumento dei prezzi del petrolio e dei fertilizzanti (15%) e dalla conversione dei terreni alla produzione di biocombustibili (75%).
Circa un terzo del mais USA viene ora impiegato per la produzione di etanolo, mentre la metà degli oli vegetali dell'Unione Europea per quella del biodiesel.
Gli agricoltori sarebbero stati incoraggiati a destinare parte dei terreni alla produzione dei biocombustibili. La speculazione finanziaria avrebbe ulteriormente aggravato i prezzi.
Qualcuno sta anche cominciando a mettere in discussione l'efficacia dell'uso dei biocombustibili nella riduzione dell'impatto sull'ambiente.